In Italia non esiste ancora una definizione normativa di Città 30. Ecco perché è più che mai urgente occuparsene in un’ottica di messa in sicurezza delle strade urbane e di miglioramento della qualità della vita. Lo scorso week end si è tenuta la terza edizine del MobilitARS a Bologna, dove è stata presentata la proposta di legge nazionale sulle Città 30 in Italia promossa da diverse associazioni tra cui anche la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta e redatta a cura di Andrea Colombo (ex Assessore alla mobilità di Bologna ed esperto di mobilità sostenibile e sicurezza stradale).

Di seguito pubblichiamo due commenti di Luca Polverini, consigliere nazionale FIAB, e di Edoardo Galatola, esperto di sicurezza stradale e rappresentante del Centro Studi FIAB. Seguono poi i punti principali della proposta di legge.

La presentazione della proposta di legge Città 30 rappresenta quello che in gergo ciclistisco sportivo viene comunemente chiamato traguardo volante. Un passaggio intermedio indispensabile in un percorso ancora lungo e difficile che negli ultimi mesi ha visto FIAB impegnata insieme a Legambiente, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, Asvis, Amodo e Fondazione Michele Scarponi nella promozione della campagna Città 30 Subito. Le buone pratiche di sostenibilità ambientale e sociale, di sicurezza stradale e di spazio a misura di persona racchiuse all’interno dell’idea di Città 30 hanno rappresentato il collante di questa piattaforma e allo stesso tempo hanno permesso di dialogare con un numero sempre maggiore di cittadine e cittadini che chiedono città più sicure, sane e vivibili e che in questi mesi si sono mobilitate contribuendo in maniera determinante a garantire una base solida alla campagna.

Flash mob ed iniziative locali e nazionali sono andate di pari passo con la stesura del vademecum e della proposta di legge. Durante l’evento di sabato la nostra idea di Città 30 ha raccolto un interesse sicuramente unanime e molti consensi all’interno di una platea bipartisan di amministratori locali e parlamentari composta tra gli altri da Valentina Orioli, Assessora Nuova mobilità e Infrastrutture del Comune di Bologna, Settimo Nizzi, Sindaco di Olbia, Francesca Ghirra, Deputata AVS, Franco Silvestro, Senatore FI e Roberto Traversi, Deputato M5.

Ora si apre un’importante fase di confronto con tutte le forze politiche per agevolare l’iter parlamentare della proposta di legge, sicuramente tutto in salita, ma non impossibile. D’altra parte a livello locale sono sempre di più le amministrazioni di tutti gli schieramenti che hanno già avviato o hanno in cantiere di avviare un percorso politico verso la Città 30, spesso grazie alla spinta e alla mobilitazione di persone e associazioni. E se questa spinta continuerà ad esserci un giorno non troppo lontano anche l’Italia si potrà dotare di una legge di civiltà a tutela della sicurezza e della salute di tutte e tutti.

Il passaggio di sabato 6 maggio a Bologna con la presentazione della proposta di legge ha una valenza che va oltre lo specifico obiettivo che era quello di proporre una regolamentazione uniforme di uno strumento di interesse e attualità come le Città 30. Si è trattato infatti di una proposta organica e strutturata per affrontare in un contesto unitario i temi della sicurezza stradale, della mobilità sostenibile, della qualità della vita e del rispetto degli impegni in difesa dell’ambiente che, fino ad oggi, venivano trattati separatamente e con finalità che venivano fatte passare per confliggenti.

La novità che emerge dalla proposta che abbiamo fatto in modo unitario come associazioni ambientaliste per la mobilità sostenibile, amministrazioni comunali e forze politiche di diversa estrazione sta nel considerare tutti i temi interconnessi e risolubili con le stesse soluzioni. Città 30 non è l’unica, ma è comunque una risposta forte e chiara che prelude a una grande innovazione culturale. Non si migliora la sicurezza se non cambia l’approccio alla mobilità e se non mettiamo mano agli ambienti in cui viviamo riducendo nel contempo emissioni e consumi. L’altra grande novità emersa è che questi concetti sono facilmente spiegabili, comprensibili e riscontrabili con dati ed evidenze. Il miglior complimento che ho appena ricevuto è stato: “Finalmente ho capito cosa è una Città 30 e perché funziona”. Il lavoro adesso è spiegare bene il tutto, divulgarlo e costruire un’ampia convergenza. Sabato 6 maggio è stata davvero una bella e importante giornata.

Cosa c’è nella proposta di legge sulle Città 30

Il cuore della proposta dal punto di vista della regolazione è l’inversione fra regola ed eccezione nei limiti di velocità urbani rispetto ad oggi: al posto dei 50 km/h validi in generale salvo le “zone 30”, i 30 km/h diventano la norma in tutte le strade classificate dai Comuni come di quartiere, interzonali e locali, salvo solo gli assi di scorrimento veloce a 50 km/h.

La proposta di legge dà ai Comuni un anno di tempo per introdurre i nuovi limiti dentro il centro abitato e nello stesso tempo li dota anche degli strumenti necessari, con forti semplificazioni rispetto alla normativa attuale e fondi ad hoc.

Sul piano tecnico, vengono eliminati limiti e autorizzazioni ministeriali per eseguire interventi di modifica fisica delle strade per far rallentare le macchine: potranno essere installati e realizzati liberamente, come avviene nel resto d’Europa, dossi e rialzi, pavimentazioni colorate, chicanes, restringimenti centrali o laterali della carreggiata, isole salvagente, ampliamenti dei marciapiedi, arredo anche verde, etc.

Sul piano dei controlli, viene fortemente ampliata la possibilità di usare la tecnologia per i controlli. Gli autovelox potranno essere montati senza più autorizzazione del Prefetto e non più solo in caso di incidenti già avvenuti ma anche in via preventiva. L’uso delle telecamere viene esteso ad altre violazioni pericolose, come la guida al cellulare o la mancata precedenza sulle strisce pedonali.

Sul piano economico, viene stabilito che almeno il 15% dei fondi stanziati nel bilancio dello Stato per il Piano nazionale della sicurezza stradale dovranno essere destinati ogni anno ai Comuni specificamente per applicare la Città 30, finanziando ad esempio la segnaletica e gli interventi infrastrutturali di moderazione del traffico e della velocità.

Sul piano regolatorio, viene data ai Comuni la facoltà di limitare il traffico, con ZTL e altre misure analoghe, non più soltanto per le tradizionali esigenze di tutela dall’inquinamento, ma anche per finalità preventive di riduzione della quantità e gravità di scontri e investimenti stradali in città, anche imponendo obblighi come l’installazione a bordo veicolo di sistemi di adattamento automatico della velocità ai limiti.

Sul piano educativo, i Comuni dovranno realizzare attività e campagne di educazione, informazione e comunicazione pubblica rivolte a tutta la cittadinanza e a tutti gli utenti della strada in materia di sicurezza stradale, di mobilità sostenibile e di applicazione della Città 30.