A fine novembre 2023, l’ISFORT – l’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti – ha pubblicato il suo annuale rapporto Audimob sulla mobilità degli italiani. Grazie al contributo del Centro Studi FIAB diamo una lettura dei dati emersi prestando particolare attenzione al tema della mobilità attiva.

L’automobile in Italia, il mezzo di trasporto ancora dominante

I segnali che emergono dal report Audimob purtroppo non sono confortanti: la mobilità in Italia è caratterizzata da una forte resistenza delle abitudini che blocca l’evoluzione del sistema verso un modello più equilibrato e sostenibile. L’automobile rimane il mezzo di trasporto dominante, con il 70% degli spostamenti e un numero di vetture in circolazione in continua crescita. Nel 2022, per la prima volta il parco auto in Italia ha superato i 40 milioni (40.213.061), con un aumento del +19% negli ultimi 20 anni, e il tasso di motorizzazione è passato dalle 588 auto del 2002 alle 681 auto ogni 1000 abitanti del 2022, il valore più alto in Europa fra i grandi paesi.

Non si registra invece un aumento della mobilità attiva (a piedi, in bici, micromobilità) né del trasporto collettivo. Infatti, gli spostamenti a piedi e in bicicletta superano di poco il 20%, qualche punto in meno rispetto all’inizio del millennio, mentre la quota modale dei mezzi pubblici è intorno al 10% del numero di spostamenti.

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La linea di lento declino dei flussi di mobilità © Isfort

Mobilità sostenibile “al palo”, l’analisi ISFORT evidenzia la diminuzione di spostamenti a piedi e in bici

Dopo l’exploit del periodo del Covid-19, la mobilità pedonale ha velocemente perso peso. La mobilità ciclistica e la micromobilità sono passate al 4,7% nel 2022 e al 3,8% nel 2023. Dopo il crollo del 2020 (legato al distanziamento e alla paura del contagio) il trasporto pubblico ha recuperato, ma è ancora molto lontano dai livelli pre-Covid.

“Se si pensa alla retorica della mobilità sostenibile nel discorso pubblico negli ultimi anni – osserva l’ISFORT – lo scarto tra narrazione e risultati è più che evidente. Le politiche pubbliche centrali e locali hanno necessità di un radicale cambio di marcia, nelle aree urbane come nei territori diffusi”. Le politiche pubbliche locali, infatti, sono ancora troppo timide nel rafforzare gli strumenti di dissuasione della circolazione motorizzata e nell’incentivare le soluzioni di trasporto ecologiche attraverso infrastrutture e regole dedicate. Il trasporto pubblico soffre di una strutturale debolezza nella qualità dei servizi in alcuni territori, nella capillarità dell’offerta, nella rete delle infrastrutture dedicate al trasporto rapido (tram e metro, corsie riservate, sistemi di bus rapid transit, ecc.), nello sviluppo di innovazioni digitali per una maggiore flessibilità dei servizi stessi.

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Il tasso di mobilità sostenibile in caduta © Isfort

Le persone vorrebbero ridurre l’uso dell’auto

Un elemento che colpisce è legato al numero di cittadini e cittadine che vorrebbero ridurre l’uso dell’auto. I dati del 2022 e del primo semestre 2023 dicono che la propensione a un maggior uso dei mezzi pubblici, della bicicletta e della sharing mobility è alta. La bicicletta in particolare raggiunge un indice di propensione modale molto elevato, pari al 34,3%. La propensione al cambio modale verso l’auto si mantiene invece negativa: le persone vorrebbero usare di meno l’auto, anche se poi questo non accade quasi mai. Se si considera che la mobilità è soprattutto locale – gli spostamenti fino a 2 km rappresentano il 30% del totale, quelli da 2 a 10 km il 45% – appare evidente il potenziale che potrebbe sviluppare la mobilità attiva.

Una conferma in questo senso arriva dall’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea. Secondo gli ultimi dati disponibili, nei paesi europei più virtuosi, il 20% della popolazione fa almeno 30 minuti al giorno a piedi o in bicicletta, con l’Olanda che doppia questa percentuale (44%), mentre in Italia non si raggiunge il 9%. Sappiamo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda almeno 30 minuti quotidiani di esercizio fisico per migliorare la salute cardiovascolare, ridurre il sovrappeso, aumentare la potenza e la resistenza muscolare e migliorare l’umore. In quest’ottica camminare e pedalare consentono facilmente di fare esercizio fisico e possono essere incentivati mettendo a disposizione delle persone una rete ciclabile ben progettata, percorsi pedonali comodi e sicuri, mezzi pubblici confortevoli, frequenti e puntuali.

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Evoluzione del parco auto, continua l’allargamento e l’invecchiamento © Isfort

Meno spazio a veicoli a motore privati: la necessità di riequilibrare le scelte politiche

Non dobbiamo dimenticare che nelle nostre città uno spazio enorme è dedicato alla circolazione e alla sosta dei veicoli a motore. A Roma circolano 626 auto ogni 1000 abitanti, a Milano 490 contro le 338 di Berlino e le 232 di Tokio. La riduzione degli autoveicoli migliora la sicurezza e libera spazio, specie in città. In un circolo virtuoso, più aumentano gli spostamenti “dolci”, meno sono i veicoli a motore privati in circolazione. Oggi invece, nei centri urbani, si innesca spesso un circolo vizioso: troppe auto in circolazione e in sosta (spesso in doppia fila), traffico caotico e congestionato, trasporto pubblico lento e inaffidabile, difficoltà di pedalare in sicurezza. È dunque urgente riequilibrare le scelte politiche e le risorse destinate alla mobilità di lungo raggio, a favore della mobilità locale, dove è più grave la carenza di servizi e infrastrutture. Bisogna inoltre considerare la propensione della popolazione che desidera muoversi in modo più sostenibile ma che trova nell’auto privata – ancora e troppo spesso – una scelta obbligata, perché mancano le condizioni per delle valide alternative.